Risuona la Parola vibrante

È sera. La piazza è deserta, bagnata dalla pioggia. È la sera della grande preghiera, quando tutto è chiuso, le chiese vuote, senza celebrazioni. Eppure in quello che è stato uno shock mai vissuto prima, per la Chiesa, per il mondo intero, in quella piazza vuota e desolata risuona la Parola vibrante del vangelo: «In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: Passiamo all’altra riva» (Mc 4,35). Tornare alla memoria di quell’evento della scorsa primavera non ci sottrae alla cronaca e ci consegna ancora una volta la consapevolezza che, nell’attraversare la grande crisi, del mondo e della Chiesa, buona e affidabile è la Parola di Dio, «lampada ai nostri passi», luce che fa camminare.

Così, un’intera Domenica a far festa attorno alla Parola di Dio, secondo una felice intuizione di Papa Francesco, non è dunque solo una ricorrenza in più da riportare nel calendario liturgico, ma una decisione profetica, carica di speranza per il nostro tempo di ‘esilio’ e di spaesamento.

Soprattutto, in questi giorni di inquietudine e di incertezza per il nostro futuro, non dimentichiamo che la Parola di Dio è unica, ha una efficacia che nessun altra parola possiede o può vantare. Solo così può offrirci qualcosa di veramente autentico.

Questa Parola è efficace, ma a modo suo, non siamo noi a programmarne il risultato. È come la pioggia e la neve, dice Isaia, ma i pensieri di Dio sono infinitamente superiori ai nostri. Produce frutti che non sono quelli che aspetti, che avresti desiderato, anzi per comprendere e riconoscere i frutti della Parola, è necessario aprirsi alla novità. Perché la Parola di Dio non è una conferma delle cose che già conosci, non è ripetere frasi che ti senti obbligato a ripetere, ma una ‘spada’ a doppio taglio che scombussola la cose che sai già, per renderti capace di leggere le cose in modo nuovo in un mondo che cambia e dove tutto non tornerà come prima!

Quindi, quella della Parola, è una efficacia che non è statica. E comunque chiede tempo e la pazienza di saper attendere, come il contadino che «aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge» (Gc 5,7).

 

Giuseppe Casarin

Referente Servizio Apostolato Biblico

condividi su