SPECIALE CATECHISTI / febbraio 2012

INIZIAZIONE CRISTIANA La nuova proposta diocesana
Diventare cristiani: una questione pastorale
 
Da tempo ormai la chiesa parla di nuova evangelizzazione. Questo termine, così caro a Giovanni Paolo II, è da intendersi come la presa di coscienza che il tempo in cui si nasceva cristiani e si continuava ad esserlo senza mai porsi il problema di sceglierlo è definitivamente concluso. La nuova evangelizzazione è sostanzialmente l’evangelizzazione di sempre, quella dell’annuncio del vangelo, ma che non può ormai più appoggiarsi a quella religiosità culturale specificatamente cristiana che ci rendeva cristiani per nascita. È così che oggi scopriamo l’iniziazione alla fede perché questa non si può più supporre, ma la si deve proporre.
Per tornare a iniziare alla fede, occorre convertire tutta la nostra pastorale in una prospettiva missionaria, in particolare la catechesi rivolta ai ragazzi, ma anche e soprattutto agli adulti.
Penso che la famosa espressione di Tertulliano, che si sente echeggiare da un po’ di tempo in tutti gli ambienti ecclesiali, “Cristiani non si nasce ma si diventa”, sia stata accettata solo nella prima parte: osserviamo infatti che non nasciamo più cristiani. Non abbiamo però ancora accettato la seconda parte: riorganizzare la nostra vita ecclesiale per poter diventare cristiani.
Si constata così che la logica dell’eredità, lasciata da quindici secoli di cristianità, è ancora presente e a molti fa paura abbandonare delle tradizioni che “ancora” sopravvivono. La nostalgia e il non rendersi conto della situazione attuale portano molti parroci e operatori pastorali ad affermare che «non dobbiamo ancora cambiare».
E tuttavia è proprio questo il tempo per cambiare, perché oggi abbiamo ancora tante risorse umane e strutture operative che ci permettono di condurre la transizione ed evitare di arrivare ad un tempo, non poi così improbabile, in cui non potremo più cambiare perché saremo diventati troppo deboli e non avremo più le energie necessarie per farlo.
Anche la proposta diocesana di cammino rinnovato per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e ragazzi, già presentata nell’incontro congiunto degli organismi di comunione pastorale, si inserisce in questa prospettiva di nuova evangelizzazione e di conversione missionaria. Tale proposta presenta una chiara ispirazione al cammino del catecumenato in cui catechesi, liturgia e carità interagiscono per far vivere al bambino quel processo iniziatico in cui è irrinunciabile l’accompagnamento della comunità ecclesiale e della famiglia. Nella proposta c’è anche un ordine e una età dei sacramenti diverso rispetto a quello praticato fino a oggi dalla maggioranza delle parrocchie. E anche se questo aspetto non deve restare il primo problema per accogliere la proposta, tuttavia anche l’ordine dei sacramenti ha la sua importanza per essere in sintonia con una catechesi più missionaria, che non dà per scontata la fede.
Infatti un approccio iniziatico della catechesi esige «un orientamento iniziatico dei sacramenti dell’iniziazione», come dicono i Lineamenta del prossimo sinodo europeo sulla nuova evangelizzazione. E papa Benedetto XVI nella Sacramentum caritatis affermava: «le differenziazioni nella celebrazione dell’ordine dei sacramenti non sono propriamente di ordine dogmatico, ma di carattere pastorale. Concretamente è necessario verificare quale prassi possa in effetti aiutare meglio i fedeli a metter al centro il sacramento dell’eucaristia come realtà cui tutta l’iniziazione tende».
Così, per scoprire la logica iniziatica dei sacramenti occorre capire la loro stretta unità, il legame intrinseco tra battesimo, cresima ed eucaristia, visti non più come tre sacramenti separati ma come le tappe di un unico cammino di generazione alla vita cristiana adulta. Tre sacramenti che esprimono un unico evento di grazia in cui battesimo e cresima sono vissuti e celebrati in vista dell’eucaristia, il sacramento che inserisce pienamente in Cristo e nella chiesa.
Sarà una proposta da capire, studiare, sulla quale riflettere e confrontarsi, soprattutto per quanto riguarda le condizioni di attuazione, non solo tra i catechisti, ma anche con gli altri operatori pastorali e con i genitori stessi. I prossimi mesi serviranno proprio a questo.
 
Giorgio Bezze
direttore dell’ufficio catechistico diocesano
 
 
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