SPECIALE CATECHISTI / maggio 2011

l’impegno
Anche le parole del papa ad Aquileia hanno ricordato l’importanza
di ripensare il cammino di iniziazione cristiana
 
Umanizzare l’annuncio è una priorità ineludibile
 
Perché anche le giovani generazioni
colgano il senso cristiano della vita
 
“Pietro incontra Marco” è stato lo slogan che ha caratterizzato l’incontro di Benedetto XVI con il Nordest. Un incontro che ha avuto lo scopo, come ha detto lo stesso papa, di confermare nella fede i tanti cristiani che abitano le nostre terre: «Sono venuto tra voi come vescovo di Roma e continuatore del ministero di Pietro, per confermarvi nella fedeltà al vangelo e nella comunione perché anche un popolo tradizionalmente cattolico può, tuttavia, avvertire in senso negativo, o assimilare quasi inconsciamente, i contraccolpi di una cultura che finisce per insinuare un modo di pensare nel quale viene apertamente rifiutato, o nascostamente ostacolato, il messaggio evangelico». Ma le parole del pontefice sono state anche un invito per tutti a essere maggiormente missionari, più impegnati nel far risuonare dentro alla vita quotidiana la buona notizia del vangelo. Significativo è un passaggio fatto durante il discorso nella basilica di Aquileia: «Nella complessità di tali situazioni siete chiamati a promuovere il senso cristiano della vita, mediante l’annuncio esplicito del vangelo, portato con delicata fierezza e con profonda gioia nei vari ambiti dell’esistenza quotidiana».
Della presenza di Benedetto XVI e delle sue parole, siamo riconoscenti al Signore perché ci offre un’ulteriore occasione di rimotivare l’impegno che come diocesi ci siamo dati: il ripensamento del cammino di iniziazione cristiana. È un impegno che deve portare ogni comunità cristiana a vivere, a parere mio, tre priorità.
– La prima è quella di proporre una fede che umanizza. Cioè una fede dove corpo, emozioni, sentimenti e ragione sono integrate. Normalmente la prassi pastorale che viene attuata all’interno delle nostre parrocchie non aiuta a legare la fede con la vita, a sentire che la fede è la possibilità per diventare maggiormente uomini. Sembra invece che chi crede perda la sua umanità e che la proposta dei cammini di fede vada in tutt’altra direzione rispetto al desiderio di vita piena e di libertà espresso soprattutto dalle nuove generazioni.
– Una seconda priorità è l’impegno a rendere Dio una buona notizia.
Per molto tempo infatti si è presentata un’immagine di Dio castigatore più che di un Dio misericordioso, di un Dio che nega il piacere in quanto peccato, di un Dio invidioso della giovinezza e amante della stabilità e della staticità. Ogni comunità è impegnata a eliminare queste immagini di Dio, trasmesse da un mondo adulto, per presentare, alle nuove generazioni, un Dio più evangelico, più umano, più vicino alla vita reale delle persone.
– Infine un ultimo impegno è quello di trovare un linguaggio accessibile che sappia riesprimere le parole del vangelo con parole che entrano nel cuore e nella mente dei giovani. Nelle nostre comunità troppo spesso usiamo un linguaggio incomprensibile, fatto di espressioni lontane dalla vita e dalle esperienze vissute dai giovani. È necessario che ogni parrocchia ritrovi forme nuove di espressione per poter affermare con chiarezza la contemporaneità di Cristo.
don Giorgio Bezze

 

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