Tre parole fondative per “fare” comunità

Speciale catechisti - Gennaio 2018

Iniziare un nuovo anno è sempre motivo di gioia, e anche se le preoccupazioni possono sono tante, sotto diversi punti di vista, ciò che prevale è la fiducia, la speranza che tutto vada per il meglio, che le attese vengano soddisfatte, che i progetti si realizzino e che i sogni diventino realtà.

Il desiderio di realizzazione tuttavia non deve farci smarrire il senso della realtà, le oggettive possibilità per raggiungere l’obiettivo. Così nel servizio di catechista, di evangelizzatore è importante alimentare i sogni più grandi e belli perché il vangelo venga annunciato e accolto da ragazzi e adulti, ma non si devono mai perdere di vista le reali possibilità che l’annuncio metta radici e porti frutto.

Come dire che la parte ideale che sta nel desiderio di rinnovamento nei cammini di iniziazione cristiana, deve fare i conti con le specifiche possibilità di ogni comunità. Tutto questo però non deve portare allo scoraggiamento, né a far desistere dal rinunciare a vecchi sistemi tradizionali ormai superati, che molto spesso impediscono alle parrocchie di essere comunità fraterne, comunità accoglienti verso i tanti cercatori di Dio più

o meno visibili. Il realismo ci spinge invece a impegnarci sempre di più perché la fede sia una scelta libera, responsabile desiderabile e soprattutto testimoniata con la vita.

Tra i cercatori di Dio ci sono anche tanti giovani che non si riconoscono più in modelli di fede proposti da una certa tradizione formativa cattolica. Essi, dunque, cercano altrove le risposte al senso della vita, o al bisogno di spiritualità. Molti di questi giovani sono stati intercettati anche dal cammino sinodale che la nostra chiesa di Padova ha messo in atto negli ultimi mesi. Un cammino che sta portando le comunità ad ascoltare di più i giovani, ma anche a diventare esse stesse più giovani insieme ai giovani come nel trovare nuovi linguaggi per farsi capire e far capire il vangelo.

Fra pochi giorni al museo si aprirà la nona rassegna internazionale di illustrazione “I colori del sacro” dove il tema sarà “il corpo”. Il corpo parla delle nostre origini e della nostra storia.  Ci ricorda che tutti noi siamo fatti a immagine di Dio, e che la nostra natura è quella di entrare in relazione con gli altri, per costruire comunità fraterne, nel rispetto delle nostre differenze.

Mi sembra che realismo, giovani e corpo siano tre parole, tre aspetti da prendere in considerazione all’inizio di quest’anno, con l’impegno di costruire autentiche comunità fondate su ciò che veramente conta e dà senso alla vita di ciascuno: il vangelo della gioia.

Giorgio Bezze

 

 

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