Un tempo per narrare. Anche ai preadolescenti

Speciale catechisti - Dicembre 2018

Anche in questo numero di Speciale catechisti approfondiamo il metodo narrativo, che è di fondamentale importanza nell’attività catechistica. Saper narrare, infatti, aiuta a immedesimarsi in ciò che Gesù ha detto e fatto, aiuta a entrare nel suo pensiero, nel suo modo di vivere la sua relazione con Dio e con gli uomini e le donne del suo tempo. Narrare non è facile, ma è comunque possibile per chiunque abbia vissuto o letto qualcosa, traducendo in parole scene, personaggi, luoghi, tempi e sensazioni.
Continuano i racconti sul Tempo della fraternità per poter offrire, a quanti accompagnano i preadolescenti nella mistagogia, spunti, idee innovative e momenti di riflessione.
Questa volta presentiamo la parrocchia di Cazzago, in provincia di Venezia, dove i ragazzi vengono accompagnati da una vivace équipe che non si pone davanti, ma con loro, cerca di dare corpo alla fede, di renderla più personale, vale a dire una fede ragionata e immersa nei luoghi di vita che frequentano i ragazzi.
Il Tempo della fraternità è una risposta al grande bisogno di riempire i vuoti dei ragazzi, che sono sempre più incapaci di esprimere non solo il desiderio di Dio, ma anche la stessa umanità. Far scoprire a questa età un Gesù amico, che è interessato alla loro vita, è irrinunciabile per la loro crescita umana e di fede, altrimenti si rischia di perderli. Aver pensato questo tempo postsacramenti in chiave esistenziale, quindi, non solo serve a esplicitare maggiormente il significato della mistagogia, ma è anche un modo per opporsi a chi si ostina a pensare che i preadolescenti debbano semplicemente occuparsi del sacramento da ricevere. I ragazzi nati del terzo millennio hanno invece bisogno di scoprire, attraverso chi gli sta accanto, soprattutto la loro umanità. Hanno necessità di essere distolti da quella esasperante celebrazione feticista dell’io che ha come conseguenza diretta un uso della libertà senza responsabilità. La sfida, quindi, è come recuperare l’umano che è in noi e in loro, che è punto di incontro con Dio e con l’umanità.

Giorgio Bezze

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